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Archi
delle Coppe (piazza del Mercato); in via S. Francesco; tra le mura Castellane; via degli Archi; vicolo del Giglio; vicolo dello Scarico; vicolo Baciadonne; vicolo del Moro; via di Pago.
Baluardi sec. XV
della Macchia dell'Annunziata di Catosa; porta della Fonte di S. Giovanni attuale sede Consorzio dei Possidenti; strada delle Mura.
Cella monastica S. Antonio
Chiesa della Madonna Addolorata
L'edificio sorge a lato dell'incrocio a T della strada proveniente da Leonessa su quella che si dirige da un lato a Monteleone e dall'altro verso la Chiesa di S. Maria de Equo. La facciata è stata ristrutturata al principio del sec. XX. Lungo la parete destra s'incontra il recente campanile (1950). L'interno è ornato da tre altari in stucco del sec. XVIII con tele su quelli laterali. In sacrestia è ricoverata l'Addolorata, tela settecentesca proveniente dall'altar maggiore. Si trova in Frazione Ruscio.
Chiesa della S. Croce
E' una chiesetta esistente fuori porta a un quarto di miglio. Ha la rendita di 15 scudi annui da un censo per adempire l'onere di alcune Messe. Fu edificata a ricordo della missione di P. Serafino da Castel S. Angelo del 1652 da D. Luca Piersanti Vicario Foraneo.
Chiesa di S. Anna
Piccolo edificio di semplice architettura , all'estremità del paese completamente rimaneggiato alla fine del XIX sec. Si trova in Frazione Rescia.
Chiesa di S. Antonio di Padova
Piccolo edificio all'estremità del nucleo meridionale di Ruscio. La semplice facciata a capanna con campanile a vela è ornata da un portale architravato in pietra e da un bassorilievo con simbolo francescano. All'interno, a navata unica coperta a capriate, conserva un altare in stucco (Madonna che appare a S. Antonio) dipinto su tela, entrambi del sec. XVIII. Si trova in Frazione Ruscio.
Chiesa di S. Erasmo
Il Vescovo Lascaris l'8 ottobre 1712 trovò nella villa 150 abitanti. La chiesetta aveva due altari: il maggiore e l'altro del Rosario cui era annessa la confraternita. Era soggetta alla chiesa di S. Nicola. Per comodità della messa festiva, la popolazione eleggeva e ricompensava un cappellano. La chiesa era soggetta anche al capitolo Lateranense con la corrisposta del canone di una libbra di cera. V'era all'ora come cappellano D. Simonetti, canonico della collegiata di Cascia. La chiesa attuale a croce greca risale al sec. XVI. Sull'altare vi era una statua in stucco policromo, sommariamente modellata ed assai venerata sul posto. Sul portale è la data 1540. Gli affreschi, già notati dal Piersanti nel 1702 sono del 1560 e raffigurano la SS. Trinità fra i Santi. Nei pressi è la stele funeraria del II secolo a.C. Si trova in Frazione Trivio.
Chiesa di S. Giovanni
E' dedicata ai due Giovanni Battista ed Evangelista. Sorge presso la porta del borgo, detta "porta di S. Giovanni". E' di grande struttura. Il tetto è sorretto da due archi; ha la torre campanaria e nella chiesa si entra da due porte. Una tela rappresenta i santi titolari. V'è un'antica grata di legno. In origine vi era annesso il monastero di S. Giovanni di cui si trovano ricordi nelle case attigue. Fu poi istituita in beneficio semplice e successivamente concessa al capitolo della Cattedrale di Spoleto che dai beni affidati riscuote 10 scudi annui. Successivamente fu ceduta alla Confraternita della Misericordia o della Morte, la quale si serve delle stanze attigue come oratorio. Per questo motivo sorsero e ancora permangono alcune divergenze tra il capitolo della cattedrale e la detta confraternita che si dovranno esaminare seriamente.
Chiesa di S. Maria del Piano de Equo
Dalla pieve di S. Maria de Equo dipendeva un territorio sostanzialmente coincidente con quello del gastaldato longobardo denominato "Equano". La facciata, preceduta da un portico a trasanna più tardo in pessime condizioni e davanti al quale si notano a terra le tracce di un nartece, rivela forme romaniche nella cortina a filari regolari di conci e nel portale a doppia ghiera e lunetta. Nell'insieme la volumetrica dell'edificio si presenta oggi alterata sia dal notevole interramento, sia dall'abbassamento dei muri perimetrali. Nella parte presbiteriale senza abside, dove sono reimpiegati numerosi blocchi provenienti da edifici romani, è da riconoscere l'unico resto di un edificio altomedievale, precedente quello romanico, che si è innestato sul suo asse dando luogo ad una navata insolitamente lunga. All'interno, dietro l'altare settecentesco (con tele del 1770), si trova ad una quota più basso del piano di calpestio originale, un ambiente rettangolare coperto da volta a botte, con resti di decorazione a fresco del sec. XV, che è da considerare come la trasformazione quattrocentesca della cripta romanica. Di questa, che prendeva luce da una finestra con forte strombatura tuttora esistente, è possibile riconoscere ancora l'limpostazione della volta. Sulle pareti, resti di affreschi del principio del sec. XVI. Si trova in Frazione Ruscio.
Chiesa di S. Nicola
I primi documenti risalgono al 1310. Era la chiesa castellana diretta da un Prevosto e da otto Canonici. Nel 1703 la chiesa fu quasi completamente distrutta dal terremoto e la parrocchialità fu temporaneamente trasferita alla chiesa della Madonna del Carmine. Dalla comunità e dal popolo fu deciso di restaurarla. La sua struttura presenta una grande e unica navata, dal pavimento in cotto, dal tetto rustico in legno. Ha un'unica porta, delle campane di grande peso, e un unico altare. Alcuni frammenti scultorei provenienti dalla costruzione originale sono conservati nel chiostro della chiesa di S. Francesco. Fra le tele degli altari, due vengono segnalate dalla pregevole scuola romana per le strette relazioni del territorio con la capitale: - Tela della decollazione di Giovanni Battista con S. Antonio di Padova, S. Isidoro e la Maddalena (cm. 277X152) attribuita a Giuseppe Ghezzi. - Annunciazione (cm. 297x200) attribuita ad Agostino Masucci del 1723.
Chiesa Madonna delle Grazie
Era un èremo abitato da Fra Giovanni Latti. La chiesa era di iuspatronato della comunità. Si trova in Frazione Butino.
Chiesa Madonna di Castelvecchio
Ad un miglio dal capoluogo sorgeva il diruto castello. Nel 1712 era unica fabbrica superstite "La Madonna", chiesetta soggetta al Capitolo della Cattedrale di Spoleto e dipendente da S.Giovanni di Monteleone. Era ufficiata da D. Domenico Nicoli. La chiesa presenta ancora strutture romaniche come la piccola abside. Si trova in località Nempe.
Chiesa S. Maria degli Angeli
Nella villa, antica cella monastica, abitavano 4 famiglie. Si trova in Frazione Butino.
Convento e Chiesa di San Francesco
Il complesso monumentale di S. Francesco comprendente chiesa e convento, si trova vicino all'antica Piazza del Mercato. In origine è probabile che in questo posto esistesse un oratorio benedettino presso il quale i primi frati francescani avevano trovato dimora. L'Ordine di S. Francesco era già ben conosciuto a Monteleone perché nel 1224 un giovane locale si era fatto frate con il nome di Angelo da Brufa divenendo, pur nella sua umiltà, Lettore in S. Teologia. Per imitare S. Francesco, non portava i sandali. Fu inviato nella località di Montecompatri (vicino Roma) a fondare il primo Convento e lì dopo una vita fervorosa e penitente morì il 2 dicembre 1241. Si racconta che durante l'agonia gli apparve S. Francesco fra uno stuolo di religiosi che lo attendevano in cielo. Fu sepolto nello stesso convento da lui fondato. Prima del 1280 la comunità francescana in Monteleone doveva essere già stata fondata. Una lettera del Papa Nicolò III al Padre Guardiano di Monteleone, per incaricarlo ad inquisire alcuni delitti, lo fa desumere, in quanto il Pontefice proprio in tale anno morì. La Chiesa è un edificio del sec. XIV rimaneggiato nel 400 e restaurato radicalmente dopo il terremoto del 1703. La chiesa trecentesca doveva essere di proporzioni più slanciate dell'attuale: il pavimento fu rialzato forse nel sec. XV, riducendo di un terzo l' altezza della chiesa alla quale si accedeva dalla porta ogivale sul lato destro. In effetti il pavimento taglia l'affresco con la crocifissione sulla parete sinistra, ulteriormente mutilato dall'apertura di una porta che immette nell'ordine superiore del chiostro. La facciata danneggiata dai terremoti nella parte superiore, è ornata da un portale ogivale con rilievi di vivace sapore naturalistico tra i girali degli archi (animali, figure umane e angeli). Sul fianco destro i possenti contrafforti con finali scolpiti conferiscono all'edificio un carattere di luogo fortificato, accentuato anche dalla sua giacitura e dalla vicinanza alla porta del castello, lungo le mura. Interno a due navate divise da pilastri in pietra; la maggiore è decorata da un soffitto ligneo dipinto di Giuseppe Frigerio da Norcia (1760); la minore è coperta con volte a crociera e costoloni. Della decorazione murale restano numerosi affreschi, danneggiati e restaurati. Dalla porta che taglia l'affresco con la Crocifissione si accede al chiostro, un tempo coperto da volte (rimangono i punti d'imposta ) e ora da una tettoia a spiovente unico; lunette con storie di S. Francesco, affreschi del sec. XVIII e frammenti epigrafici e scultorei di varia epoca murati sulle pareti. Nella chiesa inferiore, alterata da interventi successivi, il vecchio coro conserva vivaci affreschi in genere di soggetto francescano che, nonostante le pesanti ridipinture, costituiscono un'interessante testimonianza della pittura umbro meridionale al principio del sec. XV. Nell'ambiente, oggi adibito a teatro, nella parete destra sono state riportate alla luce alcune eleganti nicchie che testimoniano il non comune aspetto della chiesa inferiore. Nella sacrestia è ospitata una piccola ma notevole raccolta di arte sacra che include una Madonna con Bambino, scultura lignea del sec. XIII.
Ex Convento e Chiesa di S. Caterina
Si conoscono le sue origini da alcuni documenti autentici conservati nell'archivio della Comunità e del Monastero dai quali si è desunto che nel 1310, al tempo di Clemente V, dieci monache si riunirono a professare la regola di Chiara di Norcia per propagarne l’Ordine. Dalla comunità ottennero non solo il beneplacito ma anche il luogo presso le mura castellane attiguo alla cappella di S. Agnese fuori le mura spettante alla chiesa parrocchiale di S. Nicola e vi edificarono il loro ricovero più che un monastero con una chiesa dedicata a S. Caterina V. M. Dopo cinque anni si trasferirono presso la chiesa di S. Giovanni al Borgo in un Monastero ivi costruito a spese dell’illustrissimo D. Napoleone Gilberti (de Tiberti?) che fu chiamato Monastero S. Giovanni. In seguito, non si conosce l’anno, ritornarono al primitivo Monastero. L'attuale chiesa di S. Caterina ora ridotta a rudere fu danneggiata nel terremoto del 1703, ma le Monache la ripararono subito tanto che nel 1715 era di nuovo funzionante. La forma della chiesa è un ovoide generato da quattro triangoli equilateri intersecantesi tra loro. Con le leggi del 1866 il convento fu soppresso, i beni confiscati dallo Stato e le Monache si trasferirono a Cascia. Lo Stato italiano vendette i terreni a privati, mentre il fabbricato fu affidato al Consorzio dei Possidenti di Monteleone.
Ex-Chiese
dell'Annunziata; Madonna del Carmine; S. Bernardino; della Concezione; S. Caterina; S. Agnese.
Ex-Oratorio
S. Giacomo
Madonna della Quercia
E' situata sotto il monastero di S. Caterina. E' cosi chiamata da una grande quercia sortavi da un bastione infisso sul terreno di S. Gilberto o Liberato. Ha un unico altare con immagine della Madonna insigne per molte grazie. La chiude un'antica grata lignea. La chiesa è di iuspatronato della comunità dalla quale però è stata lasciata in abbandono. La provvede alquanto per la sua devozione Ludovico Moriconi.
Monumento ai caduti in guerra
Mura castellane
Cinta muraria sec. XIII; Cinta muraria sec. XIV; Antemurali sec. XV.
Museo della Biga
Il Museo è posizionato presso gli ambienti inferiori del complesso dell'ex Convento di San Francesco, all'interno è possibile ammirare la copia su scala 1:1 (eseguita dalla Scuola del maestro Manzù nel 1985) di una biga/carro da parata etrusco del V secolo a.C., rinvenuto nel 1902 in Località Colle del Capitano. L'originale, dal 1903, è esposta presso il Metropolitan Museum di New York. Aperto nelle mattine dal lunedì al venerdì, dalle 09.30 alle 13.00, nell'eventualità sia chiuso chiamare il numero 074370421; Visite nel pomeriggio o nel fine settimana su prenotazione chiamando lo stesso numero.
Palazzi
Bernabò; Rotondi (sede del Comune); Ranaldi-Bernabei; ex-palazzo Comunale; ex-palazzo dei Priori; ex-palazzo Sinibaldi-Congiunti; ex-palazzo Cesi; ex-palazzo Moriconi.
Piazza del Mercato
Portali
S. Nicola; S. Francesco; Monte Frumentario (Via Cesare Battisti 12); palazzo Ranaldi-Bernabei; palazzo Rotondi; palazzo Bernabò; palazzo Piersanti-Iachetti; ex-palazzo Sinibaldi-Congiunti; ex-chiesa Madonna del Carmine; di Via degli Archi 6; di Via S. Francesco 3; di Via S. Francesco; di Via degli Orti 6.
Porte
delle Monache; della fonte o di S. Giacomo; Vecchia; Spoletina; S. Pietro.
Teatro Comunale
L'edificio del Teatro di Monteleone di Spoleto si trova al centro di un sistema di tre piazze: Piazza del Plebiscito, Piazza S. Francesco, Piazza del Mercato, fulcro della vita amministrativa, religiosa ed economica dell'antica Città medioevale.Nel Catasto Gregoriano all'anno 1918 è censito come Sede Comunale. Il fabbricato composto di tre piani abitabili con al piano terra le cantine ed i magazzini, in origine era interamente di proprietà del Comune. Oggi, invece, i primi due piani sono in parte proprietà di privati ed in parte proprietà Comunale, mentre il terzo piano è di proprietà del Comune. Ed è proprio il terzo piano, composto da una grande sala e tre vani adiacenti, che è stato destinato alla sala teatrale ed ai relativi servizi. Nei primi anni del 900, era stata costituita una filodrammatica che ha gestito e reso funzionante la sala teatrale fino ai primi anni del secondo dopoguerra. Nel 1953, "grande novità a Monteleone" la sala viene riaperta, trasformata in cinema dal cav. Sante Giovannetti, con il nome di "Cin Cine", ed inaugurata nel Natale dello stesso anno con la proiezione del film in bianco e nero "Torna a Sorrento" di Carlo Ludovico Bragaglia. Sono anni duri e difficili per uno sperduto paese di montagna e l'apertura della sala cinematografica, funzionante tutto l'anno, porta una ventata di spensieratezza e divertimento. La presenza di questo unico locale, quale polo di aggregazione sociale nel Comune, fa si che si decida di utilizzarlo anche per organizzare feste da ballo, molto gradite da tutti, paesi vicini compresi. Nel 1964, soprattutto a seguito della diffusione a Monteleone della televisione, il cinema è costretto a chiudere i battenti, anche perché le precarie condizioni della struttura richiedono investimenti non sostenibili né dal privato né dall'Amministrazione pubblica. L'abbandono, l'incuria, il degrado, i danni causati dai sismi che si sono succeduti, rendono pian piano inutilizzabili gli ambienti. Per circa quindici anni l'edificio versa in condizioni di assoluto abbandono, finché a seguito del terremoto del settembre 1979 sono avviati i primi lavori strutturali di recupero, sulla base di un progetto redatto dagli Architetti Luigi Carbonetti e Anna Rebecchini. L'intervento prevede, nell'evidente volontà di restituire al paese uno spazio multifunzionale per la vita sociale e culturale, oltre al consolidamento ed al recupero strutturale dell'edificio, una riqualificazione funzionale, con la destinazione della sala a proiezioni cinematografiche e piccoli spettacoli teatrali e la realizzazione di una piccola biblioteca. Per molteplici ragioni, non sempre legate ad aspetti tecnici o finanziari, il recupero del Teatro ha avuto una vita particolarmente "tribolata", con tempi di realizzazione degli interventi paragonabili a quelli di grandi opere monumentali, nonostante le modeste dimensioni dell'edificio. I lavori finanziaticon i fondi del sisma del 1979 sono purtroppo rallentati sin dalle fasi iniziali, a seguito di complesse questioni di carattere amministrativo e legale originate dal rinvenimento di affreschi di pregio, attribuiti alla scuola di Giotto, in una porzione privata del complesso che determinano dapprima la sospensione dei lavori e, a cascata, la mancata attivazione dei cofinanziamenti a carico dei privati e l'instaurarsi di un contenzioso con l'impresa appaltatrice, sfociato in un giudizio del Tribunale che ha chiuso la vertenza solo dopo svariati anni. La situazione creatasi impedisce nel frattempo anche l'attivazione di ulteriori appalti di completamento, per i quali si sarebbe potuto attingere a finanziamenti del Progetto Integrato Valnerina. Finalmente, nel 1993 il Comune è in grado di acquisire anche i locali ove erano stati rinvenuti gli affreschi e di rendere completamente disponibile l'edificio per i lavori di recupero a partire dal marzo 1996. L'intervento di ristrutturazione, consolidamento e restauro, su progetto dell'arch. Luigi Carbonetti, è reso possibile grazie ai finanziamenti con fondi CIPE e P.I.V. erogati dall'Assessorato alla Cultura della Regione, mentre nel 2004 la Regione finanzia il completamento definitivo, su progetto dell'ing. Natale D'Ottavio, e sono avviati i lavori riguardanti le opere di finitura, le attrezzature, gli arredi e gli impianti scenici che, ultimati nel settembre 2005, portano alla completa agibilità del Teatro e dei suoi 73 posti. Sandro Costantini e Pietro Giovannetti
Torre dell'Orologio
Accesso libero.
Pagina aggiornata il 23/10/2024